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Personaggi – Dieter Rams
Dieter Rams e il senso delle cose
Ci sono temi assoluti, intimi e centrali nella vita di ogni uomo come il tempo, la bellezza, l’onestà, la dignità, la relazione con l’altro. Ciascun individuo cerca, prima o poi, di farli propri utilizzando i mezzi di cui dispone. Dieter Rams ha provato a contenerli, a catturarli attraverso il design.
Il suo approccio al progetto fa luce sulla responsabilità dell’operato dei designer su temi centrali per il futuro dell’uomo sul pianeta: impatto ambientale dei consumi, incidenza delle tecnologie nelle vite individuali, senso di attaccamento alle cose materiali.
Il modo di pensare al design di Dieter Rams ci fa riappacificare con gli oggetti – con i quali siamo oramai entrati in relazione bulimica – e che lui nobilita mettendoli al servizio del benessere delle persone.
Per Rams, infatti, le cose sono un ponte fra il fruitore e lo scopo cui sono destinate e nello stesso tempo rappresentano un’espressione della cultura di un popolo. Il buon design per lui non capita ma è piuttosto una conseguenza della nostra educazione e la mediocrità si combatte circondandosi di persone che pensano al di là di ciò per cui rispondono quotidianamente e che si chiedono a cosa somiglierà la nostra società in futuro.
Progettare cose, servizi, comunicazioni significa immettere nel mondo soluzioni o problemi a seconda del modo con il quale di entra in relazione con il progetto.
L’eredità che ha lasciato con il suo lavoro in termini di pensiero progettuale abbraccia il design del prodotto, la corporate identity, il design di interfacce, il design industriale in senso esteso.
Gli oggetti progettati da Dieter Rams sono fatti per essere re-ingegnerizzati negli anni e il loro aspetto non teme il passare del tempo poiché le mode sono un rumore che lui ha sempre tenuto fuori dalla porta.
Il marchio quando è visibile sul fronte dei prodotti, è il più discreto possibile, per non urlare la propria presenza. Per Dieter Rams la riconoscibilità fra i diversi elementi di una gamma sta più nell’altissima coerenza formale e nell’utilizzo congruente di forme, materiali e lavorazioni che nell’autocelebrazione del marchio in sé. La sua ricerca della nuda essenza delle cose ci ha fatto interrogare sul valore che diamo alla discrezione visiva degli oggetti che abitano la nostra vita quotidiana.
Con il suo TP 1, iconico giradischi portatile con la puntina che tocca il disco sotto e non sopra, Rams ci ha insegnato che un cambiamento di un punto di vista può essere rivoluzionario.
La calcolatrice E 66 – progettata alla fine degli anni ‘80 – è, ancora oggi, un esempio di attenzione massima al fruitore e all’usabilità. Si tiene nel pugno di una mano, ha un’interfaccia semplificata grazie ad una tastiera elementare i cui pulsanti si distinguono agevolmente per la disposizione in griglia e la differenziazione cromatica.
I suoi Ten principles for Good Design, sono un proclama che promuove la sobrietà, l’onestà e il rispetto nel campo del progetto e sono applicabili ancora oggi.
Eccoli:
Il buon design
è innovativo.
rende utile un prodotto.
è estetico.
rende comprensibile un prodotto.
è discreto.
è onesto.
è di lunga durata.
è accurato fin nei minimi dettagli.
è ecologico.
è il più “semplice” a livello di design possibile.